Informazioni generali - Il gabinetto di fisica
Il Gabinetto di Fisica del Liceo Foscarini
Bandiera ingleseBandiera italianaIl Vecchio Gabinetto di Fisica


Galvanometro astatico
Bottiglie di Leida
App. di Oersted
Bilancia idrostatica
Parallelogramma delle forze
Paradosso meccanico

La sezione "Vecchio Gabinetto di Fisica" è davvero singolare. Essa infatti complrende una corposa e preziosa collezione di strumenti scientifici, compresi tra la II metà del '600 e gli inizi del '900 (fino al 1929), che regge molto bene il confronto con quelle delle Università. E' da un insieme ristretto di questa collezione di apparecchi che sono stati selezionati quelli esposti nel 1994 in occasione della mostra con titolo "Un gabinetto di Fisica dell'800 in Venezia" allestita nella biblioteca del Liceo e per allestire il Museo Traversi.

Tutti gli apparecchi del XIX secolo che appartengono a questa sezione (in cui si fondono egregiamente l'utilizzo prettamente didattico con il raffinato gusto artistico dei costruttori) salvo rarissime eccezioni sono stati realizzati da eccellenti artigiani su commissione dei vari docenti che si sono avvicendati nel Liceo sin dal 1807. Così facendo si offriva agli studenti un valido aiuto nella comprensione dei numerosi fenomeni fisici per mezzo delle esperienze pratiche che potevano essere realizzate con essi nell'antico laboratorio di fisica (l'attuale Aula Magna). Ma non solo, perché nello stesso tempo il Liceo continuava ad accrescere e ad aggiornare la sua collezione di strumenti, tenendosi di fatto sempre al passo con le nuove scoperte soprattutto nel campo dell'elettromagnetismo e arrivando addirittura a realizzare veri e propri investimenti scientifici come nel caso, ad esempio, dell'acquisto (1832) dallo stesso inventore, il professor Nobili, di un suo all'epoca rivoluzionario galvanometro astatico.

Il fatto che questi strumenti abbiano un'età compresa tra il secolo e i due secoli, non deve far pensare che si stia parlando di oggetti ormai relegati al solo ruolo di pezzi da esposizione. Tutt'altro! La stragrande maggioranza degli strumenti in questione, al di là dell'età, è in perfetto stato di conservazione e per di più moltissimi sono ancora perfettamente funzionanti, tant'è che alcuni apparecchi sono tranquillamente utilizzati o durante le ore di laboratorio di Fisica o per semplici dimostrazioni in sale durante le visite guidate.

Così, in campo elettrico, vengono impiegati alcuni degli elettroscopi a foglie d'oro che possono vantare più di 150 anni di onorato servizio, vari strumenti per lo studio dei più significativi fenomeni elettrostatici, come le bottiglie di Leida, la gabbia di Faraday, gli apparecchi per la dimostrazione dell'induzione elettrostatica e la distribuzione delle cariche sulle superfici dei conduttori, punte per realizzare il cosiddetto "vento elettrico" o la "girandola elettrica", tutti caricati per mezzo di una vecchia macchina elettrostatica a due dischi controrotanti con quasi un secolo alle spalle.

Allo stesso modo, in campo elettromagnetico, si impiegano aghi calamitati, calamite naturali, un apparecchio per riprodurre l'esperienza di Oersted. Ad esempio, per visualizzare con la limatura di ferro le linee di forza del campo magnetico che circondano una spira o un solenoide di filo conduttore percorso da corrente continua. E che dire delle due bilance idrostatiche datate 1818: si poteva fare a meno di usarle per verificare in modo semplice ma didatticamente molto efficace il principio di Archimede?

Per dimostrare la regola di composizione vettoriale detta del parallelogramma delle forze torna assi utile, didatticamente parlando, uno strumento in legno del 1865. Di notevole effetto visivo è poi, in ambito meccanico, l'apparato per il cosiddetto "paradosso meccanico", un semplice ma geniale strumento risalente al 1818 per la verifica del teorema del moto del centro di massa. Questo apparato, che tra l'altro è stato scelto come logo del museo virtuale, non smette mai di stupire ogni anno sia i "grandi" che gli studenti delle scuole medie in occasione delle visite guidate al Museo Traversi.